Voce su Nevila Pjetri

Uno scorcio del Parmignola a Marinella di Sarzana. Sullo sfondo le Alpi Apuane (di Pampuco, licenza CC BY-SA 4.0).
Il corpo senza vita di Nevila Pjetri, 35 anni, fu trovato nel corso della notte tra il 4 e il 5 giugno 2022 nei pressi del greto del torrente Parmignola a Marinella, frazione litoranea del comune di Sarzana in provincia di La Spezia, non molto distante da Luni e Carrara al confine tra Liguria e Toscana.[1]
La vittima, originaria dell'Albania, era spostata da circa un anno e risiedeva con il marito connazionale ad Alteta, una frazione della città di Massa. Il coniuge non era coinvolto nel delitto: al momento dei fatti si trovava a casa.[2][3] A suo dire, la moglie era impiegata in un campeggio. Tuttavia, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la donna era conosciuta nelle province di La Spezia e Massa-Carrara per l'attività di prostituzione. Nonostante ciò, il marito aveva riferito di non esserne al corrente e di non essersi mai insospettito delle assenze e dei rientri a tarda ora della trentacinquenne.[4][5]
A segnalare il cadavere della vittima lungo il torrente Parmignola sarebbero stati alcuni magrebini che si aggiravano nei dintorni. Gli stessi avrebbero anche avvistato un individuo che trascinava un corpo. Sul posto giunsero gli agenti del commissariato di Sarzana che notarono il cadavere della donna, seminudo, in una pozza di sangue.
Il corpo presentava diverse lesioni. La trentacinquenne sarebbe stata aggredita al culmine di un diverbio, degenerato nell'omicidio. Probabile che la violenza si sia consumata altrove, poi l'aguzzino avrebbe abbandonato il cadavere dopo averlo trasportato vicino al torrente. Alcune conoscenti della donna avrebbero segnalato alle forze dell'ordine un'auto sulla quale, la sera prima, Nevila era salita.[6][7] Erano spariti i due cellulari e la borsetta con i quali la vittima era uscita. Il killer li avrebbe rubati.[8]
Dopo l'iniziale intervento della Polizia di Sarzana, la Procura affidò le attività investigative, per competenza territoriale, ai Carabinieri di Luni. Secondo i risultati dell'autopsia, la trentacinquenne fu uccisa con tre colpi d'arma da fuoco, poche ore prima della segnalazione alle forze dell'ordine. Due proiettili avevano raggiunto il cranio mentre il terzo sarebbe stato esploso in prossimità del naso.[9][10]
Il caso era collegato al rinvenimento di un altro cadavere, sempre a Sarzana, circa 48 ore dopo il ritrovamento del corpo di Nevila. La seconda vittima si chiamava Camilla. Si trattava di una transessuale di Albiano Magra (Massa-Carrara), impiegata come parrucchiera, che si prostituiva nella zona di Sarzana.[11]
La mattina del 7 giugno i militari eseguirono un provvedimento di fermo nei confronti di un pregiudicato di 32 anni, Daniele Bedini, di professione artigiano e originario di Carrara. A suo carico sarebbero emersi numerosi e gravi indizi. Il giovane fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario. Lui si difese, proclamandosi completamente estraneo ai fatti e riferendo di aver trascorso tutto il sabato sera del 4 giugno in un bar di Marina di Carrara.[12] A inchiodare il trentaduenne però ci sarebbero le immagini riprese da diverse telecamere di videosorveglianza, tra cui una posta nei pressi di uno stabilimento balneare di Marinella di Sarzana e un'altra posizionata nelle vicinanze dell'abitazione dell'artigiano.[13]
Una registrazione, in particolare, mostrerebbe l'indiziato mentre faceva inginocchiare la signora Pjetri, poi raggiunta da vari colpi di pistola nell'automobile. Il giovane fu anche indagato per l'omicidio della trans Camilla. Il movente dei delitti potrebbe essere legato alla dipendenza da sostanze stupefacenti: il giovane avrebbe rapinato le vittime per acquistare droga. Gli esami autoptici avrebbero escluso la consumazione di rapporti sessuali.[9][10]
Bedini si è avvalse della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari. Il trentaduenne avrebbe già dovuto essere in cella per scontare una condanna definitiva a tre anni di reclusione per una rapina a mano armata commessa nel 2018. L'imputato avrebbe usato una pistola per rapinare una sala slot di Fassola, frazione di Carrara.[14][15]
Il gip non convalidò il fermo a causa di un vizio di forma riguardante gli orari del provvedimento, ma fu comunque disposta la permanenza in carcere di Bedini per il rischio di reiterazione del reato in considerazione dei suoi precedenti per rapina e droga. Il trentaduenne sarebbe comunque stato recluso per la precedente condanna a suo carico. L'arma utilizzata, una pistola calibro 22, non fu rinvenuta.[16][17]
Nelle settimane seguenti, l'attività investigativa aveva isolato le tracce di DNA di Nevila Pjetri e Camilla Bertolotti nel furgone in uso all'indiziato.[18] Nei mesi successivi Bedini fu sottoposto a perizia psichiatrica. L'esame stabilì la piena capacità di intendere e di volere al momento dei fatti.[19] I legali della difesa però presentarono una diversa perizia che sosteneva invece l'incapacità di intendere e di volere del proprio assistito poiché il trentaduenne faceva "abuso cronico di cocaina", unitamente ad altre patologie come il disturbo borderline di personalità e il disturbo da deficit di attenzione iperattiva che avrebbero moltiplicato gli effetti della sostanza stupefacente.[20]
Il 18 dicembre 2023, al termine del processo di primo grado, Daniele Bedini fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise de La Spezia.[21] Il 26 novembre 2024, tuttavia, la Corte d'Appello di Genova accolse la richiesta di patteggiamento, concordato tra la Procura e la difesa dell'imputato, che prevedeva la riqualificazione della pena. A Bedini furono annullati l'ergastolo e l'isolamento diurno, mentre la condanna fu ridotta a 30 anni di reclusione.[22]