Voce su Carol Maltesi
Vista panoramica dall'alto di Borno in Val Camonica (di Lkcl it, licenza CC BY-SA 3.0)
Carol Maltesi, 25 anni, fu uccisa l'11 gennaio 2022 a Rescaldina in provincia di Milano.[1] Di lei si persero le tracce per più di due mesi, fin quando i resti del suo corpo senza vita furono rinvenuti nel pomeriggio del successivo 20 marzo a Borno, un comune della Val Camonica in provincia di Brescia.[2]
La giovane donna, di nazionalità italiana e con origini olandesi, era madre di un bambino di 5 anni. Cresciuta a Sesto Calende nel Varesotto, si era trasferita da adulta a Busto Arsizio. Negli ultimi tempi risiedeva a Rescaldina, mentre il figlio era rimasto a Verona con l'ex compagno. Alcuni anni prima aveva lavorato come commessa, poi aveva avviato l'attività di influencer nell'ambito della pornografia con il nome d'arte di Charlotte Angie. Grazie alla fama ottenuta sul web con la piattaforma Onlyfans, aveva anche partecipato come attrice a diversi film a luci rosse.[3][4]
Il ritrovamento del cadavere era avvenuto grazie a un sessantenne residente a Borno. Costui notò la presenza di quattro bustoni neri, gettati in un dirupo nella frazione di Paline, accanto alla strada che conduce da Borno alla Val di Scalve. L'uomo, nell'intento di toglierli dal posto per pulire la zona, ne aveva aperto uno. All'interno rinvenne dei pezzi di cadavere umano. Di conseguenza il malcapitato aveva segnalato la scoperta ai Carabinieri.
La Procura di Brescia aprì un'indagine rivelatasi molto complicata nelle fasi iniziali, data la quasi totale assenza di elementi utili all'identificazione della vittima. Nei giorni seguenti gli investigatori si concentrarono su una pista nata da una segnalazione arrivata alla redazione del notiziario bresciano BsNews.it.[5]
Fu così pubblicato un comunicato nel quale venivano descritti alcuni tatuaggi ancora parzialmente visibili sui resti del corpo della ragazza. La divulgazione di tali particolari consentì ad alcune persone di mettersi in contatto con i Carabinieri per comunicare loro l'identità della giovane, molto conosciuta nel settore della pornografia.[6] In seguito venne appurato che l'auto della vittima era transitata domenica 20 marzo, proprio nel territorio di Borno. Alla guida però c'era un uomo che, a sua volta, risultava avere la disponibilità della vettura in uso alla giovane.
Nella giornata del 28 marzo 2022 lo stesso individuo, accompagnato da un'amica, si era presentato dai Carabinieri per fornire informazioni relative alla persona scomparsa. I dettagli da lui rilasciati si rivelarono contraddittori rispetto agli elementi raccolti dall'attività investigativa. Dunque l'uomo fu riconvocato in serata dai militari nella caserma dei militari di Brescia. Nel corso del nuovo colloquio il sospettato aveva confessato il delitto.
Si trattava di Davide Fontana, 43 anni, dipendente di un istituto bancario nel Milanese. Costui era il vicino di casa di Carol. Entrambi risiedevano in diversi appartamenti situati al primo piano di un complesso di abitazioni nel comune di Rescaldina.[7] I due in passato avevano avuto una relazione. Nei confronti del quarantatreenne fu emesso il decreto di fermo per omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere.
Secondo le ricostruzioni, il delitto sarebbe avvenuto circa due mesi prima, ovvero l'11 gennaio del 2022, nell'appartamento della giovane.[1] L'uomo avrebbe raccontato agli inquirenti di aver concordato con la ragazza un gioco erotico nel quale lui colpiva lei con un martello. Nel corso della pratica il quarantatreenne avrebbe incrementato l'intensità dei colpi tanto da ferirla gravemente alla testa fino a toglierle la vita, senza però saper fornire una motivazione.[8]
Dopo essersi reso conto di quello che aveva fatto, aveva sezionato il cadavere per poi conservarne i pezzi in un congelatore per circa due mesi. In un'occasione avrebbe anche provato a bruciarli, dicendo di non esserci riuscito. Il 20 marzo si sarebbe infine sbarazzato dei resti, recandosi a Borno con l'auto della vittima, per gettarli in un dirupo.[9][10]
L'Abbazia di San Donato a Sesto Calende dove sono stati celebrati i funerali di Carol Maltesi (di Alessandro Vecchi, licenza CC BY-SA 3.0)
Mentre Carol era scomparsa, il quarantatreenne utilizzava l'auto e il cellulare della giovane per rispondere ai parenti e ai conoscenti, rassicurandoli che lei stesse bene. In particolare, alla madre e all'ex compagno disse di essere in viaggio a Dubai e di non poter usare il telefono. L'ex però si era preoccupato a tal punto da pensare di andare al Consolato temendo che fosse successo qualcosa di grave.
Fontana, raggiunto in chat da un collaboratore della redazione di BsNews.it sul cellulare della venticinquenne, si era spacciato per Angie, raccontando di aver abbandonato le scene dopo aver preso la decisione di lasciare l'industria del porno. Incalzato sul caso della donna fatta a pezzi e trovata a Borno, rispondeva di aver sentito di quella notizia, ma stava bene e non aveva nulla a che fare con quell'episodio. Alla richiesta di inviare un messaggio vocale per provare ciò che diceva, non rispose.[11][12]
Nei giorni successivi al fermo, Fontana ribadì la propria confessione nell'interrogatorio di garanzia dinanzi ai giudice per le indagini preliminari di Brescia.[13] Nei confronti del quarantatreenne fu poi convalidata la custodia cautelare in carcere. Lo stesso gip aveva in seguito trasmesso, per competenza territoriale, gli atti del fascicolo d'indagine alla Procura di Busto Arsizio.[14]
Nel corso delle deposizioni Fontana aveva descritto il suo rapporto con la ragazza come una "relazione aperta", precisando di averla conosciuta in un hotel di Milano nell'ottobre del 2020. Dopo quell'incontro cominciarono a frequentarsi e lui si era proposto di farle delle foto e di gestire i suoi profili social. L'uomo abitava a Milano insieme alla moglie con la quale era sposato da circa 20 anni. Nel marzo del 2021 però lasciò la coniuge e si trasferì a Rescaldina per stare accanto a Carol. La moglie successivamente aveva chiesto la separazione legale.[15]
I conoscenti della vittima però avevano definito "morboso" il comportamento di Fontana nei confronti della giovane. Dopo averla conosciuta, un passo alla volta si era insinuato sempre di più nella vita di lei. L'ex compagno residente a Verona aveva la sensazione che lui fosse geloso. In particolare, quando il ragazzo era andato a trovarla a Rescaldina, si era ritrovato le gomme dell'auto a terra, ipotizzando che il quarantatreenne gliele avesse bucate.[16]
Nell'ordinanza di convalida del fermo il giudice per le indagini preliminari sottolineò che Fontana, pur acconsentendo che la ragazza intrattenesse relazioni con uomini diversi, non poteva assolutamente accettare che lei lo abbandonasse. La venticinquenne voleva seguire i propri progetti e aspirazioni, infatti tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, aveva comunicato a Fontana di voler lasciare Rescaldina per trasferirsi fra il Veronese, dove risiedeva il figlioletto, e Praga. Nella stessa ordinanza fu anche ravvisato il pericolo di fuga e di reiterazione del reato, con l'elevata probabilità che il reo confesso commetta, ancora in futuro, gravi delitti.[17][18]
Il 13 ottobre del 2022 l'uomo fu rinviato a giudizio. La richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa venne respinta.[19] Nel corso del dibattimento i medici legali stabilirono che, con ogni probabilità, il decesso della giovane era da ricondurre a una lesione d'arma da taglio al livello del collo. La venticinquenne sarebbe stata dunque sgozzata, verosimilmente a poca distanza di tempo rispetto alle martellate ricevute al cranio. Gli stessi esperti aggiunsero anche che Carol avrebbe avuto buone possibilità di evitare la morte se fosse stata soccorsa tempestivamente dopo le contusioni al capo.[20]
Nel dicembre del 2022 Fontana aveva testimoniato dinanzi alla Corte di Assise di Busto Arsizio, ribadendo sostanzialmente la sua versione dei fatti rilasciata alla fine di marzo ai Carabinieri in seguito al fermo. L'imputato precisò di aver concordato con Carol un video dove lui la colpiva con un martello. Nel corso della pratica l'uomo incrementò la potenza dei colpi e percosse la vittima alla testa. Soltanto quando smise, alzò il cappuccio della giovane e si rese conto che era morta.
Probabilmente però Carol era ancora viva. Fontana non voleva che lei soffrisse, così prese un coltello e le tagliò la gola. L'imputato riferì poi di non sapersi spiegare il perché di tutto quello che avvenne in seguito, a partire dalla mancata chiamata dei soccorsi che avrebbero potuto salvate la vittima. Il quarantatreenne infine concluse la sua testimonianza ribadendo di non aver premeditato l'omicidio.[21]
Il 12 giugno 2023 Fontana fu condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Busto Arsizio. La pubblica accusa aveva chiesto l'ergastolo con isolamento diurno per due anni. La sentenza aveva escluso le aggravanti della premeditazione, delle sevizie e dei motivi abietti e futili. Le altre aggravanti contestate, ovvero la minorata difesa e la relazione affettiva, furono invece equiparate alle attenuanti generiche concesse all'imputato.[22]
Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, l'uomo si era convinto del fatto che, in qualche misura, Carol Maltesi si era servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato. A scatenare l'azione omicida non fu la gelosia, ma la consapevolezza di aver perso la donna amata che voleva lasciare l'abitazione di Rescaldina, abbinata al senso di crescente frustrazione per essere stato "usato e messo da parte" da lei.[23]
Uno scorcio panoramico di Sesto Calende, paese d'origine di Carol Maltesi, visto dal fiume Ticino (di Markus Bernet, licenza CC BY-SA 2.0)
Il movente dell'omicidio non poteva essere considerato abietto o futile, in senso tecnico-giuridico, poiché la causa scatenante non era da ritenersi turpe o spregevole più di ogni altro motivo che induca a un delitto cruento. Sempre secondo le motivazioni della sentenza, la condotta successiva all'uccisione, consistente nell'agghiacciante gestione del cadavere e la spaventosa mutilazione in più parti, non poteva essere collegata all'aggravante della crudeltà.[24]
Esclusa anche la premeditazione perché, sebbene l'omicidio potesse essere stato frutto di una decisione maturata lentamente, fu comunque conseguenza di una condotta voluta dall'imputato e sorretta da dolo diretto, se non da dolo intenzionale.[23] In sostanza, sarebbe passato troppo poco tempo dalla decisione di ucciderla al compimento del reato.[25] Infine, per quanto riguarda la concessione delle attenuanti generiche equiparate alle aggravanti della minorata difesa e del legame affettivo, la collaborazione dell'imputato aveva consentito di acquisire numerosi atti d'indagine, facendo di fatto risparmiare tempi ed energie al processo.[26]
Tuttavia, il 21 febbraio 2024, Fontana fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Appello di Milano in virtù del riconoscimento delle aggravanti della premeditazione e della crudeltà, escluse nel precedente grado di giudizio.[27][28] Secondo le motivazioni della sentenza di secondo grado, la giovane fu "uccisa per un costante filo rosso, quasi un denominatore comune di delitti omologhi e della stessa indole: perché non era un uomo, ma una donna".
L'imputato aveva portato avanti la "cinica estensione di uno studiato contrappasso". Infatti il quarantatreenne e la vittima si erano incontrati per girare un filmato, nel quale lei doveva apparire legata e con un cappuccio sulla testa. Quel video era stato commissionato dallo stesso Fontana tramite un profilo falso.
Per i giudici della Corte d'Appello di Milano, quell'ultimo "set cinematografico" allestito nella casa di Rescaldina rappresentava "un'ultima uscita di scena simbolicamente punitiva" perché Carol Maltesi "aveva cercato nella carriera di attrice-porno la sua indipendenza, economica e personale". Realizzando quel filmato, l'uomo ebbe l'opportunità per l'attuazione del delitto che aveva già preordinato, dopo aver carpito alla vittima il consenso "di porsi in una condizione di passività assoluta, inerme, in balia dell'altrui violenza senza poter reagire, difendersi, urlare, chiedere soccorso".
Sempre secondo le motivazioni della sentenza di secondo grado, Fontana fu considerato l'autore di una "brutale violenza di genere" poiché, invece di lasciare andare la donna o di impegnarsi "a coltivare e a valorizzare il legame con lei", il quarantatreenne aveva scatenato la sua "furia omicida verso un fin troppo facile ed inerme bersaglio".[29]
L'11 settembre 2024, però, la Corte di Cassazione accolse parzialmente il ricorso della difesa di Fontana e annullò la suddetta sentenza, limitatamente all'aggravante della premeditazione, e dispose un nuovo giudizio dinanzi ad una diversa sezione della Corte d'Appello di Milano. Qualora l'aggravante fosse stata nuovamente esclusa (come aveva già sancito la Corte d'Assise di Busto Arsizio), la Suprema Corte indicò di rivedere anche il giudizio di bilanciamento tra aggravanti e attenuanti generiche.[30][31]