Voce su Martha Castano Torres, Yang Yun Xia e Li Yan Rong
Uno scorcio panoramico di Roma scattato da Castel Sant'Angelo (su concessione di Depositphotos)
Giovedì 17 novembre 2022 Yang Yun Xia, 45 anni, e Li Yan Rong, 55 anni,[1] originarie della Cina, furono trovate morte in un'abitazione di via Augusto Riboty a Roma, nel quartiere Prati.[2][3]
Una delle due vittime fu trovata insanguinata sul pianerottolo, mentre l'altra era all'interno dell'appartamento. L'allarme sarebbe stato lanciato dal portiere dello stabile dopo avere scoperto il corpo senza vita della prima donna con gli indumenti sporchi di sangue.
Poco dopo, sempre nel quartiere di Prati, la Polizia aveva trovato il corpo senza vita di un'altra donna in un'abitazione di via Durazzo. Si trattava di Martha Castano Torres, 65 anni, originaria della Colombia. La sudamericana condivideva quell'alloggio insieme alla sorella.
Tutte e tre le donne lavoravano nell'ambito del sex working. Secondo le ricostruzioni, l'omicidio della sessantacinquenne sarebbe stato il primo in ordine temporale. In seguito avvenne l'uccisione delle altre due. Nell'appartamento di via Riboty sarebbe stata aggredita prima la più giovane, poi l'altra donna sarebbe intervenuta nel tentativo di difendere la coinquilina, ma rimasero uccise entrambe.[4][5]
Gli omicidi furono compiuti dalla stessa persona. Infatti il successivo 19 novembre venne fermato Giandavide De Pau, 51 anni. Gli inquirenti risalirono al suo nome dopo una segnalazione fatta pervenire alle forze dell'ordine da una stretta parente. L'uomo aveva numerosi precedenti penali e di Polizia per reati inerenti agli stupefacenti, le armi e contro la persona.
Nel 2006 fu prosciolto, per infermità mentale, dall'accusa di violenza sessuale. La vittima era una ragazza brasiliana, minacciata con due pistole e un coltello, poi picchiata a sangue. Si salvò dalla furia dell'aggressore soltanto lanciandosi dal balcone.[6]
De Pau, interrogato negli uffici della Questura dopo il fermo, avrebbe riferito di ricordare soltanto di essere stato nella casa di via Riboty, non in quella di via Durazzo. Nella prima abitazione avrebbe tamponato la ferita alla gola di una delle donne asiatiche, ma poi avrebbe avuto un "blackout".
Il cinquantunenne avrebbe anche sostenuto di aver vagato per due giorni senza mangiare, né dormire. Infine si era recato nell'appartamento dove risiedevano la madre e la sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue. Lì fu prelevato dagli agenti della Polizia.[7][8]
Nei giorni successivi sarebbe emerso che De Pau, la notte seguente ai tre delitti, avrebbe cercato di ottenere per un passaporto falso nel tentativo di fuggire e lasciare l'Italia. Il 23 novembre, nell'interrogatorio di garanzia, l'uomo si avvalse della facoltà di non rispondere. Nei suoi confronti il giudice per le indagini preliminari aveva convalidato il fermo.[9]
Nell'estate del 2023 l'indagato fu sottoposto a una perizia psichiatrica che escluse l'infermità mentale e stabilì la sua compatibilità con il regime carcerario.[6] Il successivo mese di novembre, De Pau fu rinviato a giudizio. La Procura contestò le aggravanti della premeditazione, la crudeltà e i futili motivi.[10]