Voce su Maria Rus e Delia Zarniscu
Uno scorcio della Chiesa di Sant'Erasmo in Piazza Cesare Battisti a Naro in provincia di Agrigento (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
I corpi senza vita di Maria Rus, 54 anni, e Delia Zarniscu, 58 anni, furono trovati nel corso della notte tra il 4 e il 5 gennaio 2024 nel rione Sant'Erasmo di Naro, un comune siciliano in provincia di Agrigento.[1][2]
La signora Rus, chiamata Matika dai conoscenti, fu rinvenuta dai Vigili del Fuoco, semicarbonizzata, dopo aver domato l'incendio che era stato precedentemente appiccato nell'abitazione in vicolo Avenia dove la donna risiedeva. La signora Delia, invece, fu trovata poco dopo, dai pompieri e dai Carabinieri, a circa 150 metri di distanza, nella sua casa in via Vinci.
Ad allertare i soccorsi furono alcuni vicini di casa e conoscenti delle vittime, entrambe originarie della Romania, ma da tempo domiciliate a Naro. La Procura della Repubblica di Agrigento avviò un fascicolo d'indagine per accertare la dinamica dell'accaduto.
Nelle prime ore del mattino, i Carabinieri avevano ascoltato due conoscenti delle donne. Uno dei due, un connazionale di 24 anni, Omar Edgar Nedelkov, fu sottoposto a decreto di fermo dalla Procura di Agrigento, gravemente indiziato per aver cagionato la morte alle due vittime. Il giovane, impiegato come bracciante agricolo, era già noto alle forze dell'ordine con precedenti per furti, violenze e incendio doloso.
Interrogato dagli militari, il ventiquattrenne si avvalse della facoltà di non rispondere, precisando soltanto di essere estraneo ai fatti contestati: "Io non so niente, non ho ucciso nessuno", disse agli inquirenti. Al termine delle formalità di rito, Nedelkov fu condotto in carcere con le accuse di duplice omicidio volontario e vilipendio di cadavere.[3]
Secondo le ipotesi degli investigatori, le due donne sarebbero state uccise dopo avere respinto un approccio sessuale da parte del presunto omicida.[4][5] Nedelkov aveva cenato a casa della signora Delia insieme ad un amico. Dopo le prime avance, la cinquantottenne aveva respinto le richieste sessuali. Così il giovane e l'amico si erano allontanati dall'abitazione.
Successivamente però il ventiquattrenne, da solo, avrebbe raggiunto la casa della signora Maria, che viveva da sola, separata dal marito. Prima l'avrebbe picchiata selvaggiamente e poi le avrebbe dato fuoco. Il romeno sarebbe quindi tornato a casa della prima vittima per poi massacrarla di botte. Ai fini della ricostruzione degli eventi furono fondamentali le analisi delle telecamere di videosorveglianza presenti nel rione di Sant'Erasmo, nonché la collaborazione offerta alle forze dell'ordine da parte della comunità romena presente a Naro.
In particolare, Nedelkov fu segnalato dalla madre che aveva consegnato ai militari gli abiti del giovane sporchi di sangue, nonché dall'ex fidanzata che aveva rifiutato di fornirgli un alibi. Aveva collaborato anche l'amico che era presente con lui alla cena a casa della signora Delia la sera del 4 gennaio. Proprio quest'ultimo fu il primo a rendersi conto di quanto accaduto per poi chiamare i soccorsi e i Vigili del fuoco.[6][7]
Il successivo 8 gennaio, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Nedelkov si avvalse nuovamente della facoltà di non rispondere. Il giudice per le indagini preliminari convalidò il fermo e dispose la custodia cautelare in carcere, riconoscendo la sussistenza del pericolo di fuga.[8] Nelle settimane successive il giovane, su richiesta del proprio difensore, fu sottoposto a una perizia psichiatrica, concessa dal gip di Agrigento per accertare le reali condizioni di salute mentale del ventiquattrenne nel momento dei delitti.[9]
Nei mesi successivi, la Procura chiuse le indagini e, in estate, per Nedelkov fu disposto il giudizio immediato. Furono confermate nei suoi confronti le accuse di vilipendio di cadavere e duplice omicidio volontario, a cui gli inquirenti aggiunsero l'aggravante della crudeltà.[10]