Como. Il caso di Ramona Rinaldi. Le ricostruzioni della Procura: "Il compagno ha inscenato un suicidio".
Un litigio, nel corso del quale Daniele Re avrebbe ripetutamente preso a calci sulle gambe la compagna, Ramona Rinaldi. Per poi strangolarla con la cintura dell'accappatoio o un laccio, trascinarla in bagno e appenderla alla barra di supporto della doccia, simulandone il suicidio.
È la ricostruzione ipotizzata dal sostituto procuratore di Como, Antonia Pavan, dell'omicidio della 39enne ‒ trovata senza vita all'alba dello scorso 21 febbraio nella sua abitazione a Veniano ‒ che ora ha portato all'arresto del compagno accusato di omicidio volontario, Daniele Re, 34 anni.
Una lite che sarebbe scaturita dal timore e dall'ossessione, maturata dall'uomo e condivisa con i familiari, di essere lasciato. La sera del 20 febbraio i due avrebbero litigato. Sul corpo della donna vengono trovate lesioni ed escoriazioni soprattutto sugli stinchi che il medico legale, durante l'autopsia, colloca poche ore prima del decesso.
All'1:10 di notte i vicini di casa sentono un rumore forte, un tonfo lo definiscono, secondo la Procura compatibile con la caduta di un corpo. Ma non solo: quella stessa notte, la lavatrice dell'abitazione della coppia, in vicolo Pozzo 12, avrebbe fatto più cicli di lavaggio, tre per l'esattezza.
Secondo le accuse, per lavare la casacca del pigiama indossato dalla donna, che si era sporcato di sangue a causa di un morso della lingua. Sangue che, nonostante i ripetuti trattamenti con acqua e detersivo, è stato evidenziato dal Luminol utilizzato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Como durante il sopralluogo. (di Paola Pioppi – Il Giorno)