Voce su Roberta Lanzino
Roberta Lanzino era una ragazza di 19 anni originaria di Rende in provincia di Cosenza.[1]

Uno scorcio panoramico dall'alto del centro storico di Rende in provincia di Cosenza (di Fernando Santopaolo, licenza CC BY-SA 4.0)
Nel corso del pomeriggio del 26 luglio 1988 stava raggiungendo sul proprio motorino la casa al mare in contrada Miccisi, località posta tra San Lucido e Torremezzo di Falconara Albanese sulla costa tirrenica calabrese. All'improvviso lungo la strada un'auto la affiancò e la costrinse a fermarsi. La ragazza non arrivò mai a destinazione. Dopo ore di ricerche, in serata la famiglia ne denunciò la scomparsa.
Nella notte tra il 26 e il 27 luglio sulle montagne di Falconara Albanese venne ritrovato il suo corpo senza vita, svestito e ricoperto da sterpaglie in un campo non molto distante dal luogo dove lo scooter fu gettato giù per una scarpata. Sul cadavere martoriato furono rilevate tracce di liquido seminale. La vittima fu aggredita, torturata, violentata sessualmente, accoltellata e soffocata con le spalline della sua camicia infilate in bocca.[2][3]
Le indagini, condotte approssimativamente e probabilmente depistate dalla criminalità organizzata locale (alcuni dei reperti sulla scena del crimine furono dispersi), portarono nei mesi successivi a individuare due principali sospettati: i fratelli Luigi e Rosario Frangella.[4][5] Costoro tuttavia vennero assolti sulla base dell'esame delle tracce di DNA prelevato sul cadavere della vittima, non compatibile con il loro profilo genetico.
Nel 2007 il caso fu riaperto in seguito alle rivelazioni di Franco Pino, un pentito ex boss di 'ndrangheta che aveva indicato come responsabili del delitto Luigi Carbone (pastore sparito nel 1989 e mai più ritrovato), e Franco Sansone, agricoltore.[6] Anche in questa circostanza l'esame del DNA aveva fornito un esito negativo e negli anni successivi Sansone venne assolto. L'efferato omicidio rimase senza colpevoli riconosciuti.[7]