Bergamo. Omicidio Sharon Verzeni: «Sangare voleva provare un'emozione forte. Uccisa "per piacere"».
Ieri mattina, in Corte d'Assise a Bergamo, si è tenuta una nuova udienza del processo sulla morte di Sharon Verzeni nella quale il perito del Tribunale e i consulenti di parte si sono confrontati sulla capacità di intendere e volere di Moussa Sangare, imputato con l'accusa di aver ucciso la 33enne a coltellate a Terno d'Isola la notte del 30 luglio 2024.
Per Massimo Biza, psichiatra di parte civile, sarebbe stato "un delitto fatto per il piacere di compierlo, equiparabile a un omicidio sadico. Sangare voleva provare un'emozione forte, ponendosi di fronte al fatto di essere in grado di fare una cosa grave". Insieme al collega Sergio Monchieri, incaricato dalla Procura, ha ritenuto superflui gli ulteriori esami richiesti da Alessandro Calvo, psicologo e consulente della difesa.
La perizia psichiatrica eseguita nei mesi scorsi dalla dottoressa Giuseppina Paulillo aveva evidenziato in Sangare un disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale e un disturbo da uso di cannabinoidi. Nonostante il fatto che il giovane non abbia mai mostrato sensi di colpa per quanto avrebbe commesso, il 31enne è stato giudicato in grado di stare a giudizio.
La notte del 30 luglio 2024 Sangare avrebbe incrociato altre persone nel suo cammino, ma alla fine avrebbe deciso di accoltellare Verzeni alle spalle mentre camminava con le cuffiette alle orecchie. "Il fatto che avesse scartato altre possibili vittime, dimostra una lucidità terrificante", ha concluso Biza.
Lo psicologo Calvo, incaricato dalla difesa, ha invece chiesto ulteriori accertamenti per Sangare, sostenendo che il disturbo della personalità riscontrato nella perizia sarebbe "idoneo a compromettere la capacità di intendere e volere". Valutazione che, però, ha visto l'opposizione sia di Biza che del collega Monchieri incaricato dalla Procura. (di Enrico Spaccini – Fanpage)