Il femminicidio di Mariella Gili Vinardi a Vauda Canavese

Vittima:
Mariella Gili Vinardi
Killer:
Salvatore Scandale
Località:
Vauda Canavese
Data:
6 agosto 2011
Uno scorcio di Vauda Canavese in provincia di Torino

Uno scorcio di Vauda Canavese in provincia di Torino (di F.Ceragioli, licenza CC BY-SA 3.0)

Voce su Mariella Gili Vinardi

Mariella Gili Vinardi, 46 anni, fu uccisa nel corso della notte tra il 5 e il 6 agosto 2011 a Vauda Canavese in provincia di Torino.‍[1]

Uno scorcio di Vauda Canavese in provincia di Torino

Uno scorcio di Vauda Canavese in provincia di Torino (di F.Ceragioli, licenza CC BY-SA 3.0)

Secondo le ricostruzioni, l'omicidio si consumò poco dopo mezzanotte e mezzo nell'abitazione in cui la vittima risiedeva – una cascina ristrutturata in via Malone nella frazione di Vauda Superiore – che la donna condivideva con il marito, Salvatore Scandale, 51 anni. La coppia era sposata da circa 20 anni e aveva due figli di 18 e 13 anni. I genitori della quarantaseienne vivevano nella stessa struttura, ma in un diverso appartamento.

A lanciare l'allarme fu il marito della donna che, nella telefonata al 112, raccontò in stato confusionale di aver "sognato di uccidere la moglie".‍[2] Il cinquantunenne aveva ammesso di aver sparato alla coniuge con la sua Beretta calibro 7.65, regolarmente denunciata con un porto d'armi per uso sportivo.

I due figli della coppia non erano presenti nel momento del delitto, ma rincasarono pochi minuti prima dell'arrivo dei Carabinieri sul posto. Il primogenito, rientrato verso l'una di notte, aveva trovato il padre seduto sugli scalini mentre singhiozzava. Scandale fu fermato dai militari e, nel corso dell'interrogatorio effettuato dinanzi al pubblico magistrato, aveva confessato di aver "ucciso la moglie da sonnambulo".‍[3]

L'uomo raccontò la propria versione dei fatti: "Stavo sognando che lei mi tradiva, e nel sonno le ho sparato". Solo dopo essere stato svegliato dal rumore del colpo di pistola, Scandale avrebbe scoperto che, invece, lo aveva fatto nella realtà. Gli inquirenti però non diedero credito a quella ricostruzione, ritenuta troppo inverosimile.‍[4]

Secondo i rilievi degli investigatori, il cinquantunenne non si era mai addormentato. L'omicidio si verificò poco dopo il rientro dell'uomo in casa (Scandale era uscito a bere con degli amici), restringendo in pochissimi minuti il tempo in cui il reo confesso avrebbe dovuto addormentarsi, sognare il tradimento, impugnare la pistola e sparare. Inoltre la traiettoria dell'unico proiettile mortale non era compatibile con l'ipotesi di un colpo sparato accidentalmente.

Scandale era un cantoniere comunale originario della Calabria. Da bambino era arrivato a Forno Canavese, insieme ad altri dieci fratelli, emigrati da Petilia Policastro in provincia di Crotone. Nel Canavese aveva conosciuto Mariella Gili Vinardi, con la quale si era sposato e aveva avuto due figli.

Il reo confesso fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato della premeditazione. Dalle indagini era emerso che la coppia era in crisi da tempo e la moglie aveva manifestato l'intenzione di separarsi. I familiari della vittima avevano testimoniato che "il marito era geloso" e negli ultimi mesi avrebbe più volte minacciato di morte la coniuge. Tre mesi prima del delitto, la donna lo aveva anche denunciato ai Carabinieri, ai quali aveva raccontato che lui possedeva una pistola.

La madre delle vittima dichiarò alla stampa: "Lui l'ha sempre trascurata. Faceva il padre padrone, anche con noi nonni. Finché mia figlia non ha cominciato a emanciparsi". La nuova vita della signora Mariella era iniziata da quando era riuscita a coronare il sogno di mettere a frutto i suoi studi da maestra elementare, dopo i lunghi anni passati a lavorare come impiegata in una residenza per anziani della zona.

Il padre della donna aggiunse: "Ultimamente, oltre a minacciare di morte mia figlia, se la prendeva con il figlio più piccolo, mio nipote, legatissimo alla mamma. Solo l'altra sera ha detto che l'avrebbe ammazzato. È un miracolo che lui non fosse presente; ne sono sicuro, lo avrebbe fatto".‍[3]

Secondo l'esame autoptico disposto dalla Procura che coordinò le indagini, l'omicidio fu un'esecuzione. L'uomo appoggiò la pistola alla nuca della moglie e premette il grilletto. Di fronte alle accuse, però, Scandale continuò a ribadire di aver agito da sonnambulo: "Mi prendo tutta la responsabilità di quello che ho combinato, ma non sono un mostro, né un killer".‍[5]

Nel corso del processo, fu disposta una nuova perizia che stabilì che il colpo fu sparato dal basso verso l'alto con la canna dell'arma premuta sulla nuca. Il proiettile attraversò tutta la testa, in modo assolutamente rettilineo. Il fatto che la pistola fosse premuta contro il cuoio capelluto fece escludere che si fosse trattato di un atto compiuto in stato di incoscienza.‍[6]

L'imputato fu anche sottoposto a osservazione dagli esperti del "centro del sonno" dell'Ospedale Molinette di Torino che, in una "stanza sorvegliata", lo tennero sotto monitoraggio per diverse notti. Dopo due cicli di osservazione, gli esperti esclusero che l'uomo soffrisse di disturbi tali de rendere veritiera la versione del sonnambulismo, nonostante avesse un "sonno agitato anche con 15 apnee all'ora".

Il consulente di parte incaricato dalla difesa, invece, spiegò che la versione del sonnambulismo era possibile a causa del forte stress dell'uomo. Secondo l'esperto, Scandale dormiva al massimo tre ore per notte, beveva almeno cinque o sei caffettiere e fumava 60 sigarette al giorno. Inoltre, sempre secondo le ricostruzioni difensive, il cinquantunenne due giorni prima del delitto aveva scoperto che la moglie lo tradiva. La sera dell'omicidio, aveva anche bevuto due bicchieri di vino, un po' di grappa e una birra prima di andare a coricarsi.‍[7]

Il tabagismo e l'uso smodato di caffè, la particolare situazione di privazione del sonno e il fatto che nella sua famiglia sia la madre che cinque dei suoi fratelli, e diversi nipoti, soffrissero di sonnambulismo, potrebbe aver portato Scandale ad avere una specie di "lucida visione" violenta nella prima fase del sonno.

L'imputato, nel corso di un'udienza del processo, spiegò in aula quella visione: "Ho aperto la porta della mia camera, ho trovato mia moglie a letto con un altro, le ho sparato", precisando di aver tenuto la pistola carica sotto il cuscino con il colpo in canna "per paura dei ladri".‍[7]

La pubblica accusa chiese la pena dell'ergastolo contestando l'aggravante della premeditazione. Il 16 luglio 2013 la Corte d'Assise di Torino aveva condannato Salvatore Scandale in primo grado a 24 anni di reclusione, riconoscendo all'imputato le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate.‍[8]

Note

  1. Vauda Canavese: operaio uccide la moglie e si consegna ai Carabinieri. TorinoToday · Archiviato dall'originale.
  2. Vauda Canavese, uccide la moglie e dice di aver sognato il delitto. TorinoToday · Archiviato dall'originale.
  3. a b Uccide la moglie nel sonno. "L'ho fatto ma dormivo". la Repubblica · Archiviato dall'originale.
  4. Vauda, il colpo alla nuca accusa l'uxoricida. la Repubblica · Archiviato dall'originale.
  5. Una perizia svelerà se il marito ha ucciso da "sonnambulo". La Stampa · Archiviato dall'originale.
  6. Si sgretola la difesa dell'omicida sonnambulo. la Repubblica · Archiviato dall'originale.
  7. a b Omicidio nel sogno, il pm: non è possibile. la Repubblica · Archiviato dall'originale.
  8. "L'ho uccisa da sonnambulo". La Stampa · Archiviato dall'originale.

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