Foggia. L'omicidio di Hayat Fatimi dopo la chiamata al 113: "L'ho denunciato, sta arrivando verso di me".
"Ho chiamato anche l'altra volta. Ho la minaccia di uno, un ragazzo marocchino come me. Mi seguiva tutti i giorni, però lui ha il divieto che non può entrare a Foggia, mi minacciava sempre. Mo' tutti i giorni viene vicino casa mia: lo caccio, ma lui viene lo stesso. Mo' ho finito di lavorare, il tempo di arrivare a casa e lui sta correndo dietro di me, sta dietro di me. L'ho denunciato, mo' sta arrivando verso di me". Poi le urla strazianti.
Così gli ultimi istanti di vita in diretta telefonica con il 113 di Hayat Fatimi, 45 anni, la cuoca marocchina residente a Foggia accoltellata vicino casa in vico Cibele, poco dopo la mezzanotte del 7 agosto scorso. La vittima chiese aiuto alla Polizia dopo aver rivisto l'ex compagno che aveva denunciato per stalking, inseguirla. La volante arrivò poco dopo, ma per la donna non c'era più nulla da fare.
Omicidio aggravato da premeditazione e dall'essere stato commesso ai danni di una donna già vittima di stalking: sono le accuse da ergastolo contestate dalla Procura a Tariq El Mefedel, marocchino di 46 anni, rintracciato a Roma 12 ore dopo il delitto e fermato in zona stazione.
Gliel'aveva giurata l'indagato, minacciando Hayat Fatimi che l'avrebbe uccisa se non si "fosse comportata bene". Lo scrive la gip di Foggia, Marialuisa Bencivenga, nell'ordinanza cautelare confermativa di quella del collega di Roma, che altrimenti dopo 20 giorni avrebbe perso efficacia. La giudice Bencivenga rimarca le minacce rivolte nei mesi scorsi dall'indiziato alla vittima che chiese aiuto, riferendo gli avvertimenti dell'ex compagno.
"Te l'ho detto, preparati di passare la tua estate da Dio. Saluta la tua vita. Io ti amo, se non mi vuoi ti ucciderò, ti faccio finire la tua vita. Ti dico solo due parole: o sarai mia e ti comporti bene con me, o ti uccido per noi due. Moriamo tutti e due. Giuro che ti faccio finire la tua vita, giuro. Adesso te lo sto dicendo, e finirò anche la mia vita: non ti ucciderò e vado in galera, no ti uccido e mi uccido. Ci vediamo da Dio...".
Tariq El Mefede era ricercato da 10 giorni. Infatti, dopo la denuncia della vittima, la Procura aveva attivato il Codice Rosso e venne emessa nei suoi confronti un'ordinanza di divieto di dimora a Foggia (e non di avvicinamento alla vittima con applicazione del braccialetto elettronico come si era ipotizzato sino ad oggi).
Il provvedimento però non ha evitato il peggio. La notte tra il 6 e il 7 agosto la telefonata disperata di Hayat Fatimi al 113, per denunciare la presenza del presunto stalker, "s'interruppe bruscamente; si udirono le urla della donna e qualcuno colpirla ripetutamente" annota la gip Bencivenga.
"Sebbene la vittima non abbia riferito specificatamente il nome dell'aggressore, pochi istanti prima di morire riferì inequivocabilmente d'essere inseguita proprio dall'uomo che la perseguitava e minacciava di morte da mesi, che non può essere che Tariq El Mefedel" scrive il gip. (La Gazzetta del Mezzogiorno)