Genova. Omicidio Sharmin Sultana. Le motivazioni della sentenza: "Mustak ha mentito spudoratamente".
Ahmed Mustak, l'operaio del Bangladesh accusato di avere ucciso la moglie Sharmin Sultana, all'epoca 32enne, e di averne inscenato il suicidio, "ha mentito spudoratamente" e ha ricostruito quanto successo con versioni "fantasiose e del tutto inverosimili".
Lo scrivono i giudici della Corte d'Assise di Genova (presidente Massimo Cusatti) nelle motivazioni della sentenza di condanna a 22 anni e sei mesi inflitta lo scorso maggio.
Secondo i magistrati, quanto successo nella notte tra il 6 e il 7 marzo 2023 non fu un incidente ma un omicidio con "schietto dolo". Nel calcolo della pena, i togati e i popolari hanno anche tenuto conto, pur "a fronte dell'enormità del gesto", del vissuto di Mustak, considerando così le aggravanti equivalenti alle attenuanti.
«La morte della donna – scrivono i giudici – è sempre stata ben salda nella volontà dell'imputato. Di fronte al ferimento della moglie, ha omesso di serbare l'unica possibile condotta doverosa, ovvero l'immediata chiamata dei soccorsi e ha, invece, realizzato la "fase 2" della dinamica lesiva, ossia la precipitazione del corpo dalla finestra quasi si trattasse di "un oggetto" del quale liberarsi».
Secondo il pubblico ministero Marcello Maresca, Mustak (difeso dall'avvocata Vittoria Garbarini) uccise la moglie perché voleva emanciparsi: la 32enne stava cercando un lavoro e usava spesso i social network. (RaiNews)